SALUGGIA: RADIOATTIVITA’ NELLA FALDA
La
notizia è ufficiale
Il 17 agosto 2006 l’Assessorato
all’Ambiente della Regione Piemonte ha reso pubblico che dall'intercapedine
della Piscina dell’impianto Eurex di Saluggia
vi è un rilascio di acqua contaminata, la cui presenza è stata
riscontrata dall’ARPA nel sottosuolo, in due punti in prossimità della Piscina
stessa.
La perdita era stata
scoperta più di due anni fa
Si era ufficiosamente parlato
negli ultimi anni di problemi di tenuta della Piscina Eurex, ma sottintendendo
che le eventuali perdite finivano in una intercapedine chiusa che circonda la
Piscina stessa. In ogni caso, si era detto, viene regolarmente controllata la
falda sottostante. E fino al 15 giugno 2006, anche alla stessa Commissione
“Ambiente e Nucleare” del Comune di Saluggia erano stati comunicati solo i
risultati dei controlli effettuati sull’acqua della falda sottostante
l’impianto Eurex, dai quali non era mai emersa alcuna radioattività.
Solo lo scorso 15 giugno, alla
Commissione -di cui fa parte anche un
rappresentante delle Associazioni
ambientaliste- è stato reso noto che
già nel mese di giugno 2004 Sogin (esercente dell’impianto nucleare
Eurex).aveva comunicato al Sindaco di
Saluggia, in forma riservata, che la
Piscina presentava una fuoriuscita di
liquido radioattivo che si riversava nell’intercapedine e che “inumidiva”
anche la parete esterna di questa, dove
era stata riscontrata una contaminazione radioattiva superficiale di 1000 Bq/dm2.
Il giorno successivo le
Associazioni avevano chiesto alla Regione la convocazione urgente del Tavolo di
Trasparenza Regionale, che si era poi tenuto il 12 luglio. Lì avevamo appreso
che la perdita c’era davvero, e che ora Sogin aveva deciso di provvedere al più presto a svuotare la
Piscina Eurex dal suo contenuto di liquidi e di elementi irraggiati;
inoltre alcuni rappresentanti delle
Organizzazioni Sindacali presenti avevano segnalato che tredici lavoratori si
erano recentemente contaminati con sostanze radioattive mentre operavano presso
la Piscina.
Era a questo punto facile
prevedere che la perdita avrebbe finito per contaminare la falda acquifera
sottostante, come ora sappiamo che si è purtroppo verificato.
Le conseguenze sono
enormemente amplificate dalla pazzesca inidoneità del sito di Saluggia
Nessun luogo è sicuro per il
nucleare: proprio per questo siamo contrari a questa tecnologia e lo rimarremo
sempre. Certo che, se alla pericolosità
intrinseca si aggiunge una specifica vulnerabilità dell’ambiente locale, allora
le conseguenze risultano massimizzate.
E questo è proprio il caso di
Saluggia, dove gli impianti nucleari e la relativa Piscina Eurex sono collocati
proprio sopra le falde acquifere che, meno di due chilometri più a valle,
alimentano i pozzi dell’Acquedotto del Monferrato, il più esteso del Piemonte,
che serve oltre cento Comuni.
Quante volte avevamo
inutilmente denunciato il pericolo
A Saluggia, l’ultima
manifestazione antinucleare vera e propria, alla quale avevano partecipato
parecchie centinaia di persone, si era tenuta
il 25 aprile 2006 con lo slogan “Mai più Chernobyl, mai più depositi
nucleari a Saluggia”.
Ancora più recentemente poi il
problema era stato sollevato dalle Associazioni e dai Cittadini Saluggesi su “il
manifesto” del 24 maggio, ed il 6 giugno si era tenuta una specifica serata
di dibattito, con la presenza di Sogin e di ARPA.
Ma del fatto che il rilascio di
radioattività all’esterno
dell’intercapedine fosse stato già riscontrato nessuno aveva mai detto
pubblicamente nulla, fino al 15 giugno.
Le responsabilità
vanno accertate
Noi pensiamo che:
- anche ad una Piscina nucleare
può capitare di perdere (anche se ciò non è molto edificante), tanto il liquido
si riversa nell’intercapedine di sicurezza;
- persino una intercapedine di
sicurezza può perdere verso l’ambiente esterno (anche se ciò è ancor meno
edificante!);
ma che si sappia che sta
avvenendo tutto questo e, ciononostante, non si risolva il problema per oltre due anni … sperando forse che la
perdita si ripari da sola, questo ci pare un atto di grave irresponsabilità.
Per questo a fine luglio, in
assenza di spiegazioni per tali comportamenti, abbiamo inoltrato un formale
esposto alla Procura della Repubblica di Vercelli, dove chiediamo di verificare
“se tutti i soggetti competenti, a
partire da Sogin, che è l’Esercente dell’Impianto Eurex, nonché dal Commissario
per la sicurezza dei materiali nucleari (Generale Carlo Jean) e dall'APAT
(l’Ente di controllo in campo nucleare), fino agli enti locali interessati
(Comune, Provincia, Regione), abbiano provveduto con la necessaria tempestività
a gestire l’emergenza determinata dalla fuoriuscita di materiali radioattivi
dalla Piscina nucleare, segnalata già nel giugno 2004, e tuttora in corso; se siano stati realizzati con la necessaria
tempestività gli interventi di messa in sicurezza; se sia stato predisposto tempestivamente uno specifico piano di emergenza con
l’individuazione delle misure da adottare nel caso in cui la contaminazione
radioattiva proveniente dalla Piscina Eurex dovesse raggiungere la falda
acquifera, anche solo quella superficiale” (… eravamo dunque stati facili
profeti!).
Cosa fare ora
Innanzitutto, alla luce della
notizia che la contaminazione radioattiva ha raggiunto la falda acquifera,
Legambiente e Pro Natura chiederanno alla Procura della Repubblica di
accelerare al massimo gli accertamenti richiesti nell'esposto.
Contemporaneamente chiederemo che
vengano immediatamente sospese le attività di trivellazione attualmente in atto
a circa 200 metri di distanza dalla Piscina, per evitare di mettere
accidentalmente in comunicazione
diretta la falda superficiale contaminata
con le falde più profonde.
Immediatamente, ma con cautela,
va avviato lo svuotamento della Piscina dai materiali radioattivi contenuti.
Dentro la Piscina la situazione è
seria a causa della elevata contaminazione presente sul fondo e a causa della
presenza di 52 elementi irraggiati portati qui a suo tempo dalla Centrale
Nucleare di Trino. Dato che la Piscina
perde, ciò che avviene all’interno, presto o tardi può raggiungere anche
l’ambiente esterno. Per questo è
necessario un piano d’azione molto accorto.
E dove andranno però collocati i
52 elementi di combustibile nucleare irraggiato una volta estratti dalla
Piscina? Un quesito che ci riporta al problema dei problemi: come conservare i
materiali radioattivi prodotti dal nucleare pregresso cercando di rendere il
rischio più basso che si può?
Per questo interrogativo nessuno
ha la pretesa di avere soluzioni esenti da rischi: vogliamo però solo ricordare
che, in assenza di un deposito centralizzato, a livello nazionale o europeo, i
materiali radioattivi sono stoccati da decenni nei luoghi oggettivamente più
pericolosi, con grande ed ingiustificato aumento del rischio per tutti.
Il progetto, tanto caro a Sogin,
di costruire nuovi depositi in ognuno degli attuali siti nucleari, a partire da
Saluggia, tende paradossalmente a
rendere indefinita questa assurda permanenza, e lo stiamo contestando da
anni.
Insomma, si può anche dire no ad
un deposito centralizzato nazionale chiedendo una soluzione a livello europeo,
ma prima occorre aver detto no a qualsiasi deposito locale nei siti
attuali perché sarebbe molto, molto più a rischio.
In questi siti, come vediamo oggi
a Saluggia, anche un problema relativamente piccolo diventa subito un grande
problema: figuriamoci le conseguenze di un grande incidente o di un atto
terroristico!
Rossana Vallino
“Salix alba” - Saluggia